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Magenta – La vicenda dei clandestini nell’edificio dell’opera Vincenziana di Magenta diventa sempre più scottante per l’amministrazione Invernizzi, specie ora che non si trova il certificato antincendio della struttura, che è obbligatorio per legge. Il fuoco alle polveri l’ha dato Sabrina Spirolazzi, con una richiesta di accesso agli atti. Ma l’incendio vero è proprio l’ha innescato la strategia politica imbastita dall’amministrazione Comunale con la sua risposta. Tutto si svolge su Facebook.
Nasce un nuovo mistero a Magenta (Mi) ed è legato al caso dei clandestini ospitati all’interno dell’edificio della Vincenziana. Proprio nell’ultimo giorno utile, il 30esimo, ad evitare la denuncia al Tar per inadempienza alla legge sulla trasparenza, è arrivata a Sabrina Spirolazzi la risposta alla sua richiesta di accesso agli atti sull’agibilità dell’edificio della Vincenziana: chiedeva di vedere il certificato antincendio.
Ne avevamo parlato nell’articolo Ma la Vincenziana ha il certificato antincendio? La richiesta di accesso agli atti presentato da Sabrina lasciava poco spazio di manovra all’amministrazione comunale di Magenta. L’interesse diretto alla questione era dimostrato con l’indicazione di alcune recenti sentenze e il certificato antincendio di una struttura aperta al pubblico è, ancor più che negli altri casi, un atto pubblico.
Nell’edificio della Vincenziana ci vivono più di 100 persone e c’è un gran via vai di volontari ed è quindi sottoposta ad una legislazione di tutela ambientale oltre che di sicurezza. Nelle due pagine del plico consegnatole si fanno ripartire i termini di consegna con un escamotage, rimbalzandole la palla. Di fatto, però, ancora non si sa se l’edificio della vincenziana è agibile, anche se il vice sindaco, Paolo Razzano, su Facebook, se ne fa garante. La sua parola su Facebook sarà sufficiente a convincere? Se si, perchè gli uffici hanno rifiutato di mostrare la documentazione pubblica, se è davvero in loro possesso?
La scelta dell’amministrazione comunale di Magenta è stata quella di prendere tempo, inviando a Sabrina Spirolazzi una lettera in cui gli si rifiutano di fatto gli atti, ma non del tutto. Le danno infatti 10 giorni di tempo per produrre un ricorso contro la decisione dell’amministrazione comunale, prima di effettuare l’atto legale di negazione della consegna ( che è quello che lei dovrebbe allegare al ricorso al Tar).
Per metterla sul semplice è come se le avessero detto: Oggi scadono i termini, non vogliamo ( o possiamo) darti ciò che ci hai chiesto, ma non vogliamo farci denunciare e risarcirti i danni per non averti risposto entro i 30 giorni. Quindi ti rispondiamo. Non ti diciamo del tutto di no, ma nemmeno di si. Anzi, adesso sbattiti nuovamente e dimostraci di nuovo che hai diritto a vedere degli atti pubblici. Se ci rispondi entro 10 giorni, avremo poi un altro mese di tempo per cercare quel dannato certificato antincendio che non troviamo da nessuna parte. Se ti stufi e ci mandi a quel paese, fra dieci giorni tiriamo il fiato e la chiudiamo lì.”
Ho semplificato molto il senso della risposta, che è molto articolata e giuridicamente intelligente, e che deve aver fatto fumare per benino il cervello dello stratega che l’ha concepita.
Quello che sfugge, a parte il gioco di strategia, è il senso politico della questione. Se l’edificio della Vincenziana è in possesso, sin dal primo momento, del certificato antincendio, perchè non mostrarlo ai cittadini? E se, invece, questo certificato non c’è, e la Vincenziana è ancora, strutturalmente, nelle condizioni di inagibilità in cui era quando il pensionato per i poveri è stato chiuso, a cosa servirà all’amministrazione comunale di Magenta ottenere un mese e 10 giorni in più per comunicare ai cittadini che i clandestini non avrebbero dovuto essere ospitati all’interno di un edificio senza certificato antincendio, ma che lo hanno fatto lo stesso?
A queste domande ha in qualche modo tentato di rispondere, su Facebook, il vicesindaco e assessore al territorio Paolo Razzano, che dà la colpa del rifiuto agli uffici. Ma poi si arrende e scrive: ” se la prefettura ha dato l’ok all’uso come centro di accoglienza, è tutto a posto, no?” L’uso di una struttura inagibile sarebbe, secondo lui, del prefetto.
La questione è appassionante. Dimostra, ancora una volta, che abbiamo uno Stato che fa chiudere i pensionati per i poveri perchè non rispettano le normative ambientali e di sicurezza, ma li utilizza poi, nelle stesse condizioni, come centri di accoglienza per clandestini. E dimostra anche che ci sono amministrazioni comunali per le quali l’abbassamento di braghe di fronte al potere costituito, quando è contro l’interesse dei cittadini, sia una pratica costante.
Articolo aggiornato il 15/09/2023 23:56