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Casorezzo – Le bancarelle della fiera di San Salvatore quest’anno hanno un po’ deluso. Poche quelle tradizionali, quasi nessuna di quelle artigianali, intere vie dedicate al suk dei prodotti africani o cinesi. Pochissimo spazio alla verza, che dovrebbe essere al centro della festa, e alla produzione locale sia alimentare sia di altro tipo. Rispetto all’anno scorso non c’è stata la cura di far risaltare, durante la fiera, la ricchezza culturale dei Casorezzo o dei dintorni, e questa mancanza si è notata.
Le bancarelle degli extracomunitari erano limitate ed era stato dato un grande spazio alle associazioni, all’artgianato denotando una vera e propria cura dell’evento e il desiderio di offrire ai visitatori, non solo la riedizione della festa tradizionale, ma anche una visione attenta della cultura e dell’economia locale.
Quest’anno le cose sono andate in maniera decisamente diversa. Intere vie della fiera sono state riempite di bancarelle di vestiti, borse,cineserie, stuoie e tappeti, statue africane. Per vedere la prima bancarella italiana bisognava arrivare quasi all’altezza di piazza Griga. Non c’era via d’accesso che non fosse dedicata appunto al regime del mercatone.
In piazza San Giorgio e nelle zone adiacenti, però, le cose andavano meglio. Le associazioni hanno fatto la loro parte, come, ad esempio,il comitato Maria Letizia Verga che si occupa di raccogliere fondi contro la Leucemia, vendevano le zucche del di di mort in cioccolato, e i negozianti hanno preparato le loro vetrine tenendo conto di quello che è lo spirito della festa. Il fruttivendolo di piazza Griga ha esposto una composizione di verze che sembrava un’opera d’arte. Le balle di fieno abbinate alle tovaglie bianche del negozio di oggettistica in piazza erano molto indovinate. Anche se non sono mancate le bancarelle dei “bumboni” delle caldarroste e dei formaggi, la mancanza degli artigiani si sentiva.
Uno dei negozianti di telerie italiane lo ha fatto notare: ” vede la nostra è tutta merce italiana, tutto made in italy”. Il problema del made in Italy è che costa ovviamente più di quello che costano gli oggetti venduti nelle bancarelle degli extracomunitari, e anche se la qualità del made in italy è più alta, purtroppo le regole commerciali non sono uguali per tutti. Ragione di più, questa, per avere un’attenzione particolare a favorire il commercio locale durante le fiere e i mercati delel feste patronali e tradizionali.
Per il video di fotografie che vedete qui sono andata a caccia dei punti migliori e ho tralasciato le vie di ingresso dove gli e bancarelle degli spuntisti sono stati lasciati liberi di allargarsi oltre misura, dando alla fiera quell’aria di suk standardizzato che tanto poco ha a che fare con la tradizione lombarda. Ho cercato a modo mio di cogliere quei momenti che più tenevano unito il filo delal tradizione, compreso l’immenso tagliere di polenta venduta nell’ultima bancarella fotografata e che facevano venire l’aquilina tanto quanto lo splendido Gorgonzola offerto in piazza Griga o le verze,sparse per il paese ( in troppo pochi posti) che ricordano che a San Salvatore si mangia casseoula.
Speriamo che per l’anno prossimo, o per i mercatini di Natale, a Casorezzo si ravvedano e ricomincino a organizzare le fiere con la visuale di cura culturale che oggi sembrano avere perso.
Articolo aggiornato il 07/12/2015 11:04
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se volete fare un paragone diretto tra Ossona e Zingonia altro reportage questa è un pezzo di >africa con nessi e connessi così vi consolate un po chiaramente quì c'è la giunta di sx è tutto chiaro?
Ciao, mi inserisci l'indirizzo del reportage senza il collegamento ipertestuale? ( non si riescono a mettere i link nei commenti per via dello spam, ma se si mette il sito e l'indirizzo senza il www lo accetta)