Riforma del Senato: la Camera ballerina che sgambetta la legislatura
ESTATE 2013 – la nomina dei senatori a vita si intrecciò con il futuro dell’esecutivo.
Con la scomparsa di Emilio Colombo nel giugno 2013 i senatori a vita rimasti in carica, che per costituzione possono essere al massimo 7, erano due: Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Il primo è stato, insieme al governo di centrosinistra guidato da Prodi, artefice del cambio monetario svantaggioso con cui l’Italia è entrata nell’euro; il secondo ha firmato la manovra economica con la quale si è data l’ennesima mazzata alle ditte private; è quindi immaginabile che il criterio con il quale si assegna la benemerenza senatoriale non sia quello meritocratico.
Calcoli politici per cariche istituzionali
Era l’estate del 2013 e le carte erano in mano al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; i nomi sul tavolo erano quelli di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e quindi nel cuore della storia della sinistra italiana, di cui è considerato mente de ispiratore. Poi Romano Prodi, non ancora adeguatamente ricompensato per il modo disastroso col quale ha portato l’Italia nell’Euro: dare un premio a lui serviva per far passare come fosse un successo quello che è stato un fallimento che sta portando l’Italia (ma soprattutto la Padania) alla rovina; sul fronte opposto, il nome più in auge era quello di Silvio Berlusconi, non ancora decaduto da senatore eletto ma in procinto di farlo, che diventando senatore a vita si sarebbe messo al riparo da eventuali sventure giudiziarie. Infine un magistrato, per dare un’immagine di legalità. Il quinto senatore a vita sarebbe stato lasciato vacante sia per non usare tutte le monete disponibili ma tenere un asso nella manica, sia per poter dire di lanciare un segnale di contenimento dei costi e dei privilegi.
Salta il Banco
Alla fine l’accordo, che avrebbe dovuto tenere insieme centrosinistra e centrodestra almeno fino all’elezione quirinalizia del 2015 (quella che portò sul Colle Sergio Mattarella) saltò e, da nomine politiche, gli incarichi di senatori a vita vennero assegnati a personalità ufficialmente provenienti dalla società civile, non riconducibili direttamente al mondo partico: l’artista musicale Claudio Abbado, la scienziata Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il fisico Carlo Rubbia (a loro si aggiungano l’ex presidente Napolitano e i due in vita, Monti e Ciampi). Successivamente si ruppe anche l’accordo sul nuovo inquilino del Quirinale, il Patto del Nazareno tra il premier Matteo Renzi e Berlusconi andò in soffitta e il governo sostanzialmente perse la maggioranza al Senato. Ora, se non fosse per i parlamentari di Denis Verdini, transfughi da Forza Italia e pronti ad appoggiare il governo, si navigherebbe a vista: la maggioranza non c’è più ma non ditelo a nessuno.
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