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Ponte di Legno (Bs) – Nel palazzetto dello sport la sera del 15 agosto c’erano quasi 6mila persone. Erano lì per la tradizionale kermesse agostana della Lega Nord, organizzata dall’on. Davide Caparini, e per ascoltare Matteo Salvini. Durante intervista, condotta da Paolo del Debbio, si parla di gestione dell’immigrazione, del viaggio che ai primi di settembre Matteo Salvini compirà in Nigeria, della manifestazione di Cittadella del 13 settembre, in Veneto, delle elezioni amministrative di Milano. Poi parte la sfida. Una di quelle sfide dove ci si gioca il tutto per tutto: l’organizzazione di tre giorni di sciopero: “Fermiamo l’italia” dal 6, 7, e 8 novembre, in cui agli italiani dovranno, per far cadere il governo Renzi, fermarsi.
Il modo di fare di Matteo Salvini è la rivoluzione della politica. Quello che i radical chic chiamano populismo, attrae la gente come una calamita. Salvini ha imposto la sincerità, la spontaneità, il metterci la faccia, l’esporsi senza riserve, la normalità e l’educazione sociale. Con lui non ci sono i freni a mano tirati un attimo prima di saltare il fosso, va fino in fondo, guarda all’obiettivo. Non è l’uomo forte: è l’uomo coraggioso, onesto e deciso, che coinvolge. E’ disposto a guidare ma non a imporre la direzione e, per questo, è irresistibile. Raramente parla più di 20 minuti durante i comizi alle feste della Lega Nord.
Il suo tempo se ne va tutto nel contatto diretto, nel “peer to peer”, nel concedersi alle fotografie e nelle visite alle cucine. Gira per le feste della Lega Nord con in mano un bicchiere di birra fresca, che non riesce quasi mai a finire, sempre circondato da un nugolo di persone che vogliono stringergli la mano.
I collegamenti con la televisione sono dai parterre o dai gazebi, pochissime volte dagli studi televisivi; sfrutta ogni minuto del suo tempo, quasi ogni secondo. Impone lui i ritmi. Se lo vuoi, lo prendi così. Dietro di lui sempre il popolo, numeroso. Chiede di avere una vita propria, un privato di cui non si parli e di cui la gente non si occupi. Come per i politici svizzeri, viene da pensare. Non è difficile accontentarlo: il difficile è credere che gli rimanga il tempo per avere una vita privata, a parte quella che dedica ai suoi bambini. I bambini sono una delle sue priorità: per comprendere quanto contino per lui, si può raccontare di un suo santino per le elezioni di Milano, poco più di una decina di anni fa. Tra chi si proponeva come amministratore della città si sprecavano i “per una Milano migliore”, “cambiamo Milano”, “per Milano”… una serie infinita di promesse. Il volantino di Matteo Salvini era orgoglioso. Diverso da tutti gli altri, ci si faceva delle domande sulla sua incisività: “Matteo Salvini: neopapà, milanese, giornalista”. L’ebbe vinta: funzionò benissimo. Alla nascita della secondogenita, tra un commento politico e l’altro, e tra le varie iniziative e congressi che lo hanno portato alla segreteria federale, postava su Facebook la pesata settimanale della piccola, il numero di poppate, i passaggi dello svezzamento e i piccoli progressi di ogni giorno, come se fossero fatti di cronaca e chiedeva consigli. Il Matteo Salvini che conoscete non è nato oggi. Era così già da prima. “Non faccio promesse, vorrei solo un paese normale, dove i bambini hanno una mamma e un papà e non un genitore uno e un genitore due.” Per lui questa frase è molto più di uno slogan.
Sono tantissime le frasi sintetiche, semplici, chiare e di grande intelligenza, buone con cui Matteo Salvini sottolinea le incongruenze e i fallimenti del governo Renzi e propone la sua ricetta di normalità e di buon senso. La loro forza maggiore sta nel fatto che sono vere; una verità osservabile da tutti. Oggi quindi si parte con lo sciopero di “Fermiamo l’Italia” e le parole di Matteo Salvini sono ancora più incisive. “Non solo noi. Noi partiamo ma fermiamo l’italia da nord a Sud, al di là di ogni colore politico”.
Articolo aggiornato il 19/08/2015 00:33
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