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27 e 28 giugno: aboliamo la legge Merlin

In queste ore è stata annunciata una grande gazebata della lega Nord per raccogliere le firme necessarie a chiedere l’indizione del referendum che abrogherà la legge Merlin. In tutte le piazze, nel week end, consiglieri comunali e parlamentari si daranno il cambio per autenticare le firme dei cittadini che ancora non hanno firmato. Anche nei Comuni, negli uffici dell’anagrafe, è possibile firmare per i referendum. Oppure, se il vostro comune non è provvisto dei moduli per il referendum, fatevi consegnare un vostro certificato elettorale, che è rilasciato gratuitamente, e poi andate a firmare nei gazebo dove è presente un autenticatore e consegnate contemporaneamente il certificato.

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Servono 500mila entro la fine di giugno. Si era già tentato di raccogliere le firma contro questa legge che è ormai anacronistica, ma  il numero minimo di firme valide non era stato raggiunto per un soffio. La Corte Costituzionale ne ha conteggiate come valide solo circa 480mila. L’abrogazione della Legge  Merlin è necessaria e non per una questione morale, ma per il modo in cui è stata modificata negli anni.  Si conosce la legge Merlin come la legge che ha chiuso le case chiuse, i bordelli, ma è anche la legge che impedisce la regolamentazione della prostituzione.

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Nel 1958 era un legge all’avanguardia, simbolo di una liberalizzazione della donna, che non aveva precedenti. Oggi è diventata il mezzo che permette una nuova schiavitù. Le modifiche fatte alla legge Merlin nel 2007 hanno reso la prostituzione un’ attività legale e la hanno emendata in modo tale da impedire di fatto ai sindaci di eradicarla dalle strade.

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Una sentenza della Corte di Cassazione, 1º ottobre 2010, n. 20528, ha riconosciuto che la prostituzione può essere tassata in quanto attività lecita; poi con un’altra sentenza, la n. 10578 del 13 maggio 2011, è stato riconfermato che la prostituzione è un’attività normale e che “l’articolo 36 comma 34 bis della Legge 248/2006, facente capo alla Legge 537/1993 articolo 14 comma 4 ed all’articolo 6 comma 1 del D.P.R. 917/1986 T.U.I.R., ha implicitamente modificato la Legge 75/1958 agli articoli 7 e 3 comma primo numero 8, derogando i rispettivi dettami ai fini fiscali”. Perciò come alcuni giuristi hanno fatto notare, gli articoli che puniscono chi concede appartamenti in affitto con lo scopo di esercitarvi la prostituzione e chi la tollera nei locali pubblici di cui è gestore o proprietario non è più punibile. Le  prostitute sono già quindi libere professioniste, ma come sempre le cose sono fatte all’italiana e non possono pagare le tasse perchè la legge Merlin resta in vigore nella parte in cui impedisce la regolamentazione delle prostituzione , nonostante le sentenza della Corte di Cassazione. L’abrogazione della legge Merlin avrebbe dovuto quindi essere eseguita d’ufficio da parte del parlamento, mantenendo in auge solo gli articoli che puniscono lo sfruttamento della prostituzione e che comunque sono inseriti in altri articoli che regolamentano il codice penale. Perchè per fare una cosa così logica e semplice dobbiamo fare tanta confusione? Parliamo con chiarezza. Oggi, la prostituta all’angolo della vostra via dovrebbe pagare la tosap per l’occupazione del suolo pubblico, avere il Pos o lo spazio per la cassa con lo scontrino fiscale se in appartamento, essere soggetta ai controlli della guardia di finanza, e nei regolamenti dei condomini dovrebbe poter essere inserita la clausola che è proibito, o permesso, affittare gli appartamenti a scopo commerciale nel settore della prostituzione. Regioni e Comuni dovrebbero poter emettere regolamenti in cui si definiscono luoghi deputati alla prostituzione esattamente come lo fanno con gli esercizi commerciali e con quelli industriali.  Nulla di questo può però accadere, perchè l’esistenza della legge Merlin, quel che ne rimane, vieta la regolamentazione della prostituzione. Questo è lo Stato italiano.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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