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Le origini di quella che sarebbe in seguito divenuta la Xª Flottiglia MAS, conosciuta anche come Decima Mas, risalgono alle unità della Regia Marina che si impegnarono a compiere operazioni di assalto veloce contro la flotta austroungarica durante la Grande Guerra.
Fin dal 1915 infatti vennero impiegati i MAS (Motobarca Armata SVAN) sia per scopi offensivi, che per scopi offensivi contro la Kaiserliche und Königliche Kriegsmarine. Il più celebre attacco a cui presero parte i MAS fu l’impresa di Premuda, che portò all’affondamento della corazzata SMS Szent István nel 1918. Sempre a questi siluranti è associato il nome di Gabriele D’Annunzio, che partecipò direttamente ad un attacco alla flotta austroungarica ancorata nella baia di Buccari condotto da quello che era divenuto l’asso delle torpediniere, il capitano di fregata Luigi Rizzo.
Fra le due guerre vennero ufficialmente riuniti i reparti di incursori di Marina nella 1ª Flottiglia MAS, dotata dei migliori mezzi, uomini ed equipaggiamenti disponibili. In questo periodo infatti vennero ideati alcuni dei veicoli che resero celebre questa unità, come il Siluro a Lenta Corsa ed i Barchini Esplosivi. L’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra mondiale ed i primi esordi nel conflitto furono disastrosi per la MAS: le prime due operazioni di questa unità (G.A.1 e G.A.2) che avrebbero dovuto attaccare il porto di Alessandria d’Egitto si conclusero in maniera tragica, con l’affondamento dei sommergibili Iride, Gondar e della motonave Monte Gargano.
Queste due missioni videro la perdita di molti marinai e membri della MAS, fra caduti ed i catturati dagli inglesi; anche il Comandate dell’unità di incursori, il Capitano di Corvetta Mario Giorgini cadde prigioniero.
La Flottiglia MAS venne allora riorganizzata al comando del Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta che il 15 marzo 1941 cambiò il nome dell’unità in Xª Flottiglia MAS, in riferimento alla X legione Gemina, la preferita di Giulio Cesare.
La prima operazione che finalmente si concluse in un successo per la Decima fu l’attacco alla Baia di Suda del 25 marzo 1941, in cui sei Barchini Esplosivi riuscirono ad affondare l’incrociatore pesante HMS York e la petroliera norvegese Pericles mentre si trovavano nella baia cretese. In seguito a questo successo vi furono altri tentavi di compiere attacchi contro altre installazioni militari britanniche nel Mediterraneo, più o meno coronati da successo.
A partire dal 1942 entrarono in servizio presso la Xª MAS i sommergibili tascabili classe CB. Costruiti dalla Caproni di Taliedo, questi minisommergibili diedero ottima prova delle capacità di questi mezzi nel mar Nero. I sei esemplari basati in Crimea affondarono a giugno ed agosto di quello stesso anno i sommergibili sovietici SC-213 e SC-32, mentre un terzo sommergibile venne affondato il 28 agosto 1943. Successivamente rientrarono in Italia dove vennero utilizzati come sommergibili comuni per pattugliare le coste, subendo perdite elevate.
Tuttavia il nome della Xª Flottiglia MAS diventerà celebre nel mondo in seguito al raid nel porto di Alessandria d’Egitto, in cui venne affondata la nave ammiraglia della Mediterranean Fleet.
La notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 tre Siluri a Lenta Corsa (detti Maiali) vennero rilasciati dal sommergibile Scirè, guidati da sei uomini-rana della Decima. Il Maiale 221 puntò diretto alla nave da battaglia HMS Valiant e venne depositato sotto l’imbarcazione inglese a causa di un guasto, il Maiale 222 attaccò la sua carica esplosiva alla petroliera Sagona ed il Maiale 223 minò la HMS Queen Elizabeth.
Le tre esplosioni causarono danni alla flotta britannica paragonabili a quelli causati da una battaglia in mare: la HMS Valiant ebbe una falla di 200 m², il cacciatorpediniere HMS Jervis subì pesanti danni, la HMS Queen Elizabeth ebbe una falla di 1 950 m² ed affondò anche una petroliera.
Questa vittoria italiana servì sia a vendicare l’attacco compiuto dagli Inglesi nel porto di Taranto, che a paralizzare la Mediterranean Fleet (che in seguito all’affondamento dell’incrociatore pesante HMS si trovò priva di grandi unità funzionanti). Nonostante questa situazione temporanea di vantaggio dell’Asse rispetto alle unità inglesi, non si tentò definitivamente di strappare il controllo del Mar Mediterraneo al nemico, facendo sfumare una grande opportunità.
Gli incursori della Decima tuttavia non poterono tornare in Italia a ricevere encomio per l’impresa svolta. Mentre i quattro operatori dei primi due Maiali vennero catturati dagli inglesi quasi subito dopo aver minato i loro obiettivi, gli ultimi due incursori furono gli unici che riuscirono a seguire il piano originario: dopo aver rilasciato la carica esplosiva utilizzarono il Maiale per raggiungere la costa egiziana.
Vennero catturati anche loro, ma per un errore del SIM (Servizio Informazioni Militare) che aveva li aveva dotati di vecchie banconote fuoricorso. Quindi i sei uomini rimasero in prigionia fino al periodo dell’Armistizio e successivamente vennero tutti decorati con la Medaglia d’Oro al Valore Militare su iniziativa del ex comandante della HMS Valiant.
I giorni che seguirono l’armistizio di Cassibile del 3 marzo 1943 gettarono del caos l’apparato di comando delle Regie Forze Armate: Supermarina, Superesercito e Superaereo (i comandi supremi delle tre armi) non erano più in grado di aggiornare tutte le unità a riguardo delle nuove condizioni per le quali avrebbero dovuto combattere. In questa condizione di confusione generale emerse il Capitano di Fregata Junio Valerio Borghese, già comandante del sommergibile Scirè e della Decima. A seguito della diffusione dell’Armistizio la caserma di La Spezia della Decima attese diligentemente ordini da Roma, continuando con le attività di ordinaria amministrazione e di vita militare dei marò.
Il Capitano Borghese evitò la distruzione dei veicoli della Decima ed il disarmo da parte delle truppe tedesche; il 9 settembre ad una riunione degli ufficiali Borghese decise di continuare la guerra al fianco dell’alleato tedesco. Due giorni dopo venne spiegata alla truppa la volontà di andare avanti a combattere contro gli Alleati e Borghese diede la possibilità di congedarsi ai marò intenzionati a farlo.
Per chi decise di rimanere all’interno della Decima venne redatto un regolamento così innovativo da risultare unico nella storia militate italiana, che fra le molte altre cose, comprendeva:
– le uniche promozioni erano quelle ottenute sul campo;
– vi era una totale uguaglianza fra ufficiali e truppa;
– i marò erano sottoposti a pena di morte in caso di diserzione, furto e codardia di fronte al nemico.
Il 14 settembre 1943 il Capitano di corvetta Borghese ed il Korvettenkapitän Max Berninghaus (comandante delle forze navali del Terzo Reich in Liguria) si accordarono per far riconoscere la Xª MAS quale unità combattente autonoma e battente bandiera italiana. In seguito alla nascita della Repubblica Sociale Italiana il 18 settembre l’Ammiraglio Antonio Legnani, sottosegretario alla Marina di Salò, inserì la Xª Flottiglia MAS all’interno della Marina Nazionale Repubblicana, anche se questa unità rimase indipendente.
Dalla sua fondazione alla fine delle ostilità, la Decima contò solamente sui volontari per aumentare le proprie fila. Il grande carisma di Junio Valerio Borghese fece si che le richieste di arruolamento non mancarono mai a questa unità; la possibilità di tentare la carriera militare, vendicare l’orgoglio italiano dalla vergogna dell’8 settembre ed inseguire la via della “Bella Morte” resero la Decima MAS uno dei reparti più ambiti dalle nuove reclute. La Xª fu anche una delle prime unità della Repubblica Sociale a dotarsi di un servizio formato da volontarie, il Servizio Ausiliario Femminile.
A rappresentare l’idea di “Bella Morte” fu adottato come simbolo un teschio che stringe una rosa fra i denti: la scelta di questo simbolo risale agli ultimi istanti di vita del Capitano di Corvetta Salvatore Todaro, che colpito alla testa da una scheggia staccatasi a seguito del mitragliamento della sua nave da parte di aerei inglesi, espresse la volontà di dotare la Flottiglia MAS di un simbolo che ricordasse la morte in combattimento quale una cosa dolce, come il profumo di una rosa.
La prima operazione a cui la rinata Decima prese parte fu il tentativo di contenere l’avanzata alleata a Nettunia, a seguito dello sbarco angloamericano. Nelle odierne Nettuno e Anzio il battaglione Barbarigo fu la prima unità della Xª MAS ad essere inviata a combattere al fianco dell’alleato tedesco; successivamente anche i battaglioni Lupo e Nuotatori Paracadutisti ed il gruppo di artiglieria Colleoni si unirono al Barbarigo durante la difesa della Linea Gotica.
Gli uomini delle decima utilizzarono una moltitudine di armi leggere fra cui il MAB 38 della Beretta o il FNAB 43 della Revelli, due delle migliori armi della categorie prodotte in Italia nel periodo.
A questi mitra di produzione nazionale vennero affiancati anche i Panzerfaust, piccoli ed efficaci lanciagranate anticarro di produzione tedesca che successivamente ispirarono la famiglia degli RPG russi.
Nonostante il reparto fosse nato per proseguire la guerra contro gli angloamericani, si trovò anche ad essere impegnato in operazioni antipartigiane. Il 23 gennaio 1944 un ordigno piazzato dai partigiani esplose distruggendo un tram diretto alla caserma San Bartolomeo di La Spezia, uccidendo due civili e tre appartenenti alla Decima. Quando Borghese dovette deviare dal fronte alcuni marò per cominciare le operazioni contro i partigiani, il Comandate della Xª diede nuovamente la possibilità ai suoi uomini di congedarsi se non se la fossero sentiti di iniziare a combattere contro i propri compatrioti.
Le perquisizioni a seguito dell’attacco al tram portarono ad il sequestro di armi e munizioni, trovate sulle colline intorno a La Spezia. Nel marzo del 1944 cominciarono invece le rappresaglie contro i partigiani: il 13 di quello stesso mese i partigiani fermarono un treno proveniente da Parma e diretto a La Spezia presso la stazione di Valmozzola, dove alcuni uomini della Guardia Nazionale Repubblicana e tre ufficiali della Decima vennero fucilati, nonostante fossero tutti disarmati.
Immediatamente dopo questo avvenimento vennero effettuati dei rastrellamenti che portarono all’individuazione di alcuni degli uomini responsabili; quattro morirono nello scontro a fuoco con i marò e nove furono catturati e condotti nella caserma della Decima. Di questi ne venne rilasciato uno solo in quanto minorenne, mentre gli altri furono giustiziati.
In risposta al numero crescente di attività partigiane contro gli uomini di Borghese venne creata nel mese di luglio la Compagnia “O”, un’unità militare meccanizzata forte di 120 marò che al comando del Tenete di vascello Umberto Bertozzi venne impiegata nello spezzino. Fra tutti i reparti che combatterono la guerra civile in Italia, questa Compagnia fu probabilmente quella che più si rese colpevole di una dura politica repressiva contro la popolazione civile sospettata di collaborare con i partigiani.
Uno degli episodi che più contribuirono a creare il mito del coraggio degli uomini della Xª MAS fu l’uccisione di Umberto Bardelli, comandante del battaglione Barbarigo. L’8 luglio 1944 Bardelli e la sua scorta entrarono nella piazza di Ozegna, vicino a Torino, ed entrarono in contatto con un raggruppamento partigiano capitanato da Piero Urati.
Bardelli, per evitare un inutile scontro, fece deporre le armi ai suoi uomini e cominciò a trattare con i partigiani riguardo il guardiamarina Gaetano Oneto, disertore del battaglione Sagittario e motivo della presenza della Decima in paese. Dopo aver concluso le trattative, Bardelli fece per ritornare dai suoi uomini ma si ritrovò circondato dai partigiani che gli intimarono la resa. «Il Barbarigo non si arrende! Fuoco!» furono le ultime parole del comandante, con cui fece cominciare uno scontro a fuoco fra i marò ed i partigiani del raggruppamento Matteotti.
Quando finirono gli spari, a terra rimasero Bardelli e tutti i dieci militi della Decima mentre fra i partigiani si contarono sette vittime, più un morto fra i civili. Il cadavere del Comandante, dopo aver subito il furto delle capsule dentali in oro, venne esposto in paese imbrattato di letame e paglia.
Nelle ultime fasi della guerra la Decima si trovò a ritirarsi sempre più a nord visto l’avanzare della linea del fronte. I vari reparti della Xª MAS si ritrovarono distribuiti per Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Le principali unità della Flottiglia MAS finirono le ostilità in Veneto:
– il battaglione Barbarigo si arrese con l’onore delle armi agli inglesi e ai neozelandesi a Padova il 30 aprile 1945;
– il battaglione Nuotatori Paracadutisti si arrese con l’onore delle armi agli inglesi a Venezia il 2 maggio 1945;
– il battaglione Freccia si arrese con l’onore delle armi ai neozelandesi a Padova il 29 aprile.
Altri reparti minori numericamente si arresero anche ai partigiani, ma spesso subirono ritorsioni più o meno pesanti.
Il comandante Borghese e l’intero quartier generale della Xª MAS si trovavano nella caserma di piazzale Fiume a Milano il 25 aprile 1945 quando le formazioni partigiane circondarono l’edificio.
Per parte della giornata, il capitano Gennaro Riccio ed i rappresentanti dei partigiani trattarono all’esterno dell’edificio.
Secondo l’accordo accettato dalle parti, la Decima avrebbe potuto arrendersi con l’onore delle armi, consegnando alla truppa parte degli stipendi, e poi i principali ufficiali, fra cui il Comandante Borghese, si sarebbero consegnati alle autorità partigiane. La cerimonia dell’ammaina bandiera del 26 maggio 1945 sancì la resa della Xª Flottiglia MAS e la fine di questo corpo militare.
Un altro nome di un grande poeta è legato a questa unità militare italiana: quello del padre del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti; dopo aver partecipato alla guerra in Etiopia (1936) e alla spedizione in Unione Sovietica (1941) Marinetti decise di aderire alla Repubblica Sociale, in un tentativo di tornare agli ideali del Fascismo della rivoluzione. Al momento della sua morte, avvenuta il 2 dicembre 1944, il poeta aveva appena concluso di scrivere “Quarto d’ora di poesia della Xª Mas“, il suo ultimo componimento.
Articolo aggiornato il 07/12/2022 13:44
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se avessi avuto 18 anni a quel tempo, sicuramente sarei morto o reduce della GRANDIOSA X MAS