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Pensioni. Il vaffanculo alla Fornero di Matteo Salvini è servito

Sabato 28 febbraio, dal palco montato in piazza del Popolo a Roma Matteo Salvini ha indirizzato un sonoro vaffanculo alla Fornero, intendendo ovviamente mirare alla sua riforma delle pensioni che ha creato il grave problema degli esodati oltre a mandare la gente in pensione a quasi 70 anni.

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Non solo, la Corte Costituzionale ha rigettato la richiesta di eseguire il referendum per l’abrogazione della legge Fornero, prendendo come scusa una supposta illegittimità perchè le leggi italiane vietano i referendum sulle leggi tributarie. Come se la riforma delle pensioni fosse una legge tributaria invece che una legge sulle pensioni.

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Naturalmente la Lega nord ricorrerà alla Corte Europea, per il caso in questione, in un ultimo tentativo di difendere i diritti dei lavoratori e dei pensionati, ma il vaffanculo era decisamente dovuto.

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Gli effetti del vaffanculo alla Fornero

E, infatti, il vaffanculo ha avuto i suoi effetti. Il ministro Poletti ha annunciato che nel 2015 metterà mano ad una nuova riforma delle pensioni, che dovrebbe cancellare la legge Fornero e  risolvere la questione degli esodati e, magari, anche il resto. Anche i tre sindacati più grandi Uil, Cisl e CGIL, inoltre gli hanno chiesto audizione sul tema e non è difficile che gli ripetano il vaffanculo già anticipato da Matteo Salvini e dalla Lega Nord. Insomma, il sistema è sotto attacco da più parti, ma nessuno crede davvero che il ministro Poletti e il governo Renzi vorranno davvero metter mano ad una nuova Riforma delle Pensioni.

E’ quasi una certezza che cercheranno di mettere in atto solo dei paliativi e dei correttivi, per sottrarsi alle responsabilità e all’attacco da parte dei sindacati e della Lega Nord, che è la forza che trascina l’opposizione al Governo. Serpeggia anche il dubbio che riusciranno ad aggiungere, alla nuova riforma, qualche altra fregatura che meriterà un vaffanculo ancora più grande di quello urlato da Matteo Salvini. Il problema da affrontare è alla base: l’unica cosa che costa troppo è la struttura statale ed è quella che il governo Renzi non vuole tagliare. (Fonte foto: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Elsa_Fornero-Festival_dell%27Economia_2012.JPG licenza Gnu)

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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