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Non è la libertà che da tempo i lombardi, come i veneti, desiderano. Non è l’indipendenza della Padania, non è nemmeno lo statuto speciale, ma è comunque un grande passo avanti nella direzione della libertà di scelta e del ritorno alla democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli.
Al popolo lombardo sarà permesso di esprimersi sull’autonomia della Regione Lombardia. Il 17 febbraio è infatti stata portata in aula, per il voto del consiglio regionale, la proposta di referendum sull’autonomia della Lombardia. La proposta di referendum è stata approvata, ma non è stato un processo facilissimo. Solo un paio di mesi fa, alla maggioranza mancavano i voti di alcun consiglieri che, al tempo delle elezioni regionali, avevano sottoscritto il programma elettorale. Oggi, invece, i voti sono arrivati anche dalle forze politiche di minoranza.
Il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha mandato una lettera al presidente del Consiglio, appellandosi ad una norma del regolamento che impedisce di chiedere il voto segreto sugli argomenti che riguardano l’attuazione del programma elettorale. Il segretario del Pd lombardo, Alfieri, ha preso un po’ male questa decisione perchè aveva proprio intenzione di chiedere che i consiglieri si esprimessero in segreto.
Secondo lui, in quel modo la maggioranza non ci sarebbe stata. Secondo me, invece, rischiava di essere l’unico a votare contro. Che senso avrebbe avuto, però, il voto segreto su una questione che riguarda il punto cardine per cui i lombardi hanno scelto Maroni e la Lega Nord come amministratori della Lombardia?
I voti a favore del referendum per l’autonomia hanno comunque ampiamente raggiunto la maggioranza: 58 voti a favore. Oltre i voti della maggioranza sono arrivati anche i voti del movimento 5 stelle. 20 i voti contrari, quelli del PD e di Patto Civico di Ambrosoli, ma la coalizione di sinistra non è stata compatta: un consigliere del Pd, infatti, ha votato palesemente a favore.
Se in un primo tempo il PD si era detto contrario per i costi che avrebbe avuto la consultazione popolare. Dopo l’approvazione, da parte della maggioranza, della mozione sull’adozione del voto elettronico, proposta dei grillini, che dimezzerà i costi, hanno smesso di dirsi contrari.
Hanno, invece, proposto di rimandare il referendum e usarlo come ultima risorsa dopo aver parlamentato con il governo per ottenere l’autonomia. Il presidente Maroni ha risposto che andare dal governo con l’appoggio di 10 milioni di lombardi è una cosa diversa che andarci da solo, con il cappello in mano, e che quindi il referendum si farà. Cio’ nonostante, ascolterà il suggerimento dei consiglieri del PD e, mentre si preparerà il referendum, andrà anche a chiedere al Governo Renzi l’autonomia della Lombardia.
Però, aggiungo io, se il governo dirà di no all’autonomia, il PD lombardo dovrà andare in massa al referendum a votare a favore, altrimenti la loro proposta di oggi non avrebbe senso.
Un’ altra critica che si può facilmente muovere al PD della regione Lombardia riguarda le dichiarazioni che sono arrivate dopo l’approvazione del referendum. Il segretario del PD ha parlato di scambi di favori fra Lega Nord e movimento 5 Stelle e ha detto che M 5 Stelle fa la stampella alla maggioranza.
Lo scambio sarebbe avvenuto tra la possibilità di utilizzare il voto elettronico (al posto delle matite e della scheda elettorale), cioè votare schiacciando un bottone, come si fa in parlamento, e la possibilità di fare un referendum per avere più soldi per organizzare i servizi pubblici per i cittadini lombardi. Se in politica si facessero sempre favori e scambi di questo tipo, noi cittadini potremmo metterci ad urlare per la gioia.
Articolo aggiornato il 07/07/2022 17:49