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Internet – Anonymous non gradisce gli attacchi alla libertà di comunicazione e in seguito all’attentato a Charlie Hedbo, numerosi account Twitter e profili Facebook di aderenti all’organizzazione dello stato islamico Isis, considerato responsabile e ispiratore degli attentati terroristici, sono stati attaccati dagli hacker. Nel video che l’organizzazione mondiale di hacker ha diramato, si annuncia che Anonymous ha dichiarato guerra all’Isis e che non darà tregua al califfato.
“I terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani”, dichiara Anonymous riferendosi al califfato dell’Isis. Qui nella foto, il link al video Youtube.
“Sarete trattati come virus” continua aggiungendo che non vi è posto nel web per i loro aderenti e dichiarando caccia aperta agli indirizzi mail, agli account, ai profili Facebook e Twitter e a tutti i luoghi del web in cui si rifugiano gli jihaddisti.
Sono tempi duri per l’Isis. Alle bombe e ai Kalashnikov dei curdi e degli americani qualche volta si può sopravvivere, si può avere qualche speranza anche con gli attacchi del re di Giordania che guida personalmente le truppe e le squadre aeree che attaccheranno il califfato, ma contro l’organizzazione capillare di Anonymous non potranno nulla. I loro telefonini non potranno più postare video su youtube, tutte le loro comunicazioni saranno tagliate fuori dal resto del mondo, e non potranno più arrivare in occidente ad organizzare attentati via SMS. Anzi, non potranno nemmeno usare i telefonini come innesco per le cariche esplosive usate negli attentati. Grazie ad Anonymous, quindi, si può dichiarare che lo stato islamico è stato annientato, perlomeno mediaticamente, Il resto è solo una questione di bombe…
Sul sito internet, oltre all’annuncio via video dell’avvenuto attacco, Anonymous pubblica una lunga lista di account Twitter, con i relativi collegamenti, riconducibili, secondo quanto Anonymous ha appurato, proprio agli aderenti dell’ Isis. Nelle ultime ore, però, Twitter ha sospeso o eliminato tutti gli account che sono apparsi in quella lista, e nessuno dei collegamenti porta alla pagina visibile di un jidhista. Da un certo punto di vista è un peccato. Sarebbe stato molto interessante leggere cosa scrivevano, ammesso di riuscire a capirlo anche usando uno dei vari traduttori istantanei che si trovano in internet.
Articolo aggiornato il 01/03/2016 11:31