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Il 9 novembre, fra qualche giorno, in Catalogna sarà organizzato il referendum per conoscere il parere dei catalani sull’indipendenza del loro paese dalla Spagna.
Questa è la risposta che è stata data dal governo catalano alla comunicazione dell’Alta Corte con la quale sospendeva il referendum, dando seguito ad una richiesta da parte del governo centrale spagnolo. Secondo il governo di Madrid il governo catalano sta tentando di aggirare la bocciatura del primo referendum, boccatura che sarebe stata vincolante.
Homs ha spiegato che il governo della Catalogna presenterà ricorso contro la decisione dell’Alta Corte e che il presidente Arthur Mas presenterà una denuncia contro il governo centrale per aver tentato di bloccare il diritto la libera espressione dei cittadini.
I catalani, però, da quello che si dice, andranno comunque avanti e il 9 novembre voteranno sulla loro indipendenza.
Fino a qui la notizia giornalistica, ora cominciano le opinioni. E’ facile comprendere che la stragrande maggioranza dei catalani voterà per l’indipendenza e ce lo fa comprendere la reazione del governo spagnolo che ha evitato qualsiasi tipo di contrattazione o di concessione di promesse. Questo atteggiamento, oltre a convincere qualche catalano magari ancora un po’ dubbioso, ha mostrato la debolezza dello stesso governo spagnolo, che non ha mezzi per impedire il referendum.
Che cosa può fare Madrid? Rivolgersi all’Europa o chiedere alla Nato di intervenire contro un referendum democratico? Mandare dei soldati a Barcellona per intimidire i catalani che non devono fare altro che entrare in una cabina chiusa e mettere un segno in segreto su un foglio? Impedire che siano resi pubblici i risultati del referendum? Arrestare il governo catalano? Sciogliere lo stato della Catalogna? Sono tutte vie che, all’interno dell’Europa, non farebbero altro che inaugurare una nuova stagione dell’indipendentismo. L’Unione Europea, da parte sua, ha già ammesso, in alcune dichiarazioni dei suoi componenti, che l’Europa deve prendere atto che al suo interno possano esserci delle secessioni e deve pensare a come stilare dei nuovi accordi con i nuovi Stati che nasceranno.
Con la fermezza nei suoi intenti, e la sfida al governo centrale di Madrid, che si concretizza in un inutile e ridicolo scambio di documenti cartacei tra le due istituzioni, il governo catalano ha già vinto la sua sfida. Nessuno può, nemmeno l’Alta Corte di Spagna, andare contro la volontà di un popolo, oggi.
Anche nelle altre città europee si segue con attenzione il referendum. A Milano i gruppi di indipendentisti che promuovono l’indipendenza della Lombardia hanno organizzato una manifestazione in solidarietà agli indipendentisti della Catalogna domenica 9 novembre tra le 9 e le 12 del mattino in vi Montebello 27.non lontano dal seggio elettorale internazionale. Per l’evento è stata creata anche una pagina Facebook. In Veneto le cose sono fatte più in grande. I veneti scenderanno in molte piazze ma una grande manifestazione è stata organizzata a Venezia. Chi vorrà partecipare dovrà scegliere uno dei 4 ponti principali di Venezia, cioè Calatrava, Scalzi, Rialto e Accademia e recarcisi verso le 9.00 del mattino. Il corteo si dirigerà verso palazzo Ducale, davanti al Palazzo delle Prigioni, in riva degli Schiavoni, da cui si formerà un solo corteo. Lì, in riva degli Schiavoni sarà posizionato un maxi schermo e allestito un collegamento con Barcellona, verso le 11.30, per seguire i risultati del referendum in tempo reale.
Articolo aggiornato il 05/04/2016 00:02