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Diego Manzocchi, morto per sbaglio tra i ghiacci della Finlandia

Nello scorrere della Storia dell’uomo si sono spesso combattute guerre in cui piccoli gruppi di uomini sono riusciti a tenere testa contro eserciti ben più numerosi. Dalla battaglia delle Termopili alle guerre anglo-boere, fino all’attuale contrattacco curdo contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante la determinazione, una maggior organizzazione e la conoscenza del territorio hanno permesso di respingere o rallentare grandi invasioni; uno di questi esempi è la Guerra d’Inverno del 1939.

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 Quando 1,2 milioni di soldati sovietici invasero la Finlandia si trovarono a dover fronteggiare la tenace resistenza di una milizia fortemente territoriale chiamata Suojeluskunta, composta da volontari chiamati sissit. Anche sul piano dell’aviazione la Finlandia si trovò in minoranza numerica: soltanto 114 aerei poterono essere opposti a 2 318 velivoli nemici.

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Questa situazione fece si che molti paesi si attivarono per fornire aiuti alimentari,sanitari e bellici. L’Italia inviò 32 aerei da caccia Fiat G.50 “Freccia” con alcuni piloti e meccanici volontari. Fra questi vi era Sergente Maggiore Diego Manzocchi, un personaggio che difficilmente si posiziona rispetto al regime di Mussolini. Nato a Morbegno (SO) nel 1912 vide la propria carriera militare svilupparsi nella Regia Aeronautica invece che nel Corpo degli Alpini, come da tradizione di chi nasce in zone montane. Nel 1931 si arruola e viene mandato in Africa come pilota istruttore dal 1935 al 1938. 

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Al suo rientro venne trasferito alla base aerea di Cameri (NO) da cui, apparentemente come disertore, scappò con un vecchio biplano Fiat CR.20 alla volta della Francia il 29 settembre 1939. Poche settimane dopo raggiunse la Finlandia e si unì ai volontari italiani. Qui vi passerà gli ultimi sei mesi della sua vita combattendo a fianco dei finlandesi. Sorge però una domanda: come mai Manzocchi non si è unito direttamente ai regolari inviati in Finlandia ma è passato dalla Francia con un aereo rubato ed il rischio di essere bollato come un traditore in Italia? Forse una risposta la si trova guardando ciò che è successo al CR.20.

Verranno mandati in Francia tre militari per recuperare l’aereo, un pilota e due meccanici. Il Tenente Mario Gatti, che farà ritorno in Italia volando con l’aereo di Manzocchi, stilerà un resoconto delle difese francesi nel settore sud, proprio dove la Prima Armata attaccherà nel giugno del 1940. Quindi che Manzocchi facesse parte di un’operazione di spionaggio?

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Questa ipotesi è sostenuta dal fascicolo “Uff. Finlandia” del ministero degli Esteri, in cui si propone di inviare gruppi di agenti apparentemente come volontari nel paese scandinavo, che in caso di sospetti si identificheranno come disertori, combattenti per la libertà contrari a Mussolini. Curioso il fatto che il comandante di questi “volontari” fosse il Tenente Colonnello Giuseppe Casero, uomo che la Storia della Prima Repubblica rivedrà come membro del Triumvirato che avrebbe dovuto guidare il paese in seguito al, poi mancato, successo del golpe Borghese del 1970. Tuttavia il più grande misteri legato a questa vicenda è la fine del Sergente Maggiore Manzocchi; l’ipotesi più probabile considera la sfortuna dell’aviatore valtellinese.

L’11 marzo 1940 il suo aereo venne colpito dalla mitragliatrice difensiva di un bombardiere sovietico durante un intercettazione e Manzocchi si vedette costretto a tentare un atterraggio di fortuna. Difficile, in un paese che conta 187 888 laghi e dove non c’è l’acqua vi sono fitte foreste, atterrare con un qualsiasi aereo in avaria. Infatti la Freccia di Manzocchi si ferma rovinosamente al suolo, ma il pilota riesce ad uscire dall’aereo e trascinarsi fin sotto un albero.

Probabilmente attirata dallo schianto, sopraggiunge una pattuglia di sissit particolarmente anziani che circonda il misterioso aviatore. Abituati a subire le razzie, russe o sovietiche che siano, i sissit sanno come si trattano gli stranieri e senza pensarci troppo sparano a quello che credono sia un invasore. Solo dopo notano una grande svastica azzurra dipinta sulla fusoliera del caccia Fiat, simbolo della Suomen Ilmavoimat (l’Aeronautica militare finlandese). 

Le autorità finlandesi allora concessero a Manzocchi la massima onorificenza militare del paese, la Croce della Libertà di Mannerheim. Oggi Manzocchi riposa al cimitero militare di Helsinki, proprio al fianco dell’eroe nazionale finlandese Maresciallo Carl Gustaf Emil Mannerheim.

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 21/08/2024 12:31

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