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Casorezzo, piu’ di 300 sulle barricate contro l’amianto

Qualche mese fa, poco dopo le elezioni amministrative, è emerso fra le comunicazioni all’amministrazione comunale l’avviso che in Regione Lombardia era stato depositato un progetto che chiedeva dei nuovi permessi per allargare la tipologia del tipo di rifiuti con cui riempire le cave di Casorezzo, includendovi l’amianto. Conoscendo la tipologia di terreno e il modo in cui sono protette le cave di Casorezzo, con le garanzie attuali l’azienda proprietaria delle cave doveva sapere già che era un progetto assolutamente impossibile, e che il tentativo di portare amianto nelle cave non sarebbe sfuggito al Comitato Antidiscarica, che è attivo sin dal 2000.

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Sia la Regione Lombardia sia le due amministrazioni di Casorezzo e Busto Garolfo hanno richiesto di avere altra documentazione che provi che l’azienda è in grado di garantire la sicurezza. L’azienda ha chiesto di avere tempo fino a novembre per poter procurare questa documentazione ma si sa già che sarà difficile che possa farcela. In ogni caso, dato che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, il comitato antidiscarica più le amministrazioni dei Comuni coinvolti direttamente e di quelli confinanti con il parco del Roccolo hanno preferito iniziare ad alzare le barricate e sabato pomeriggio, verso le 16, un lungo corteo di circa 300 persone.

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Forse anche qualcuna in più, è partito da Busto Garolfo per raggiungere la nuova casetta del presidio anti discarica, ricostruita per l’occasione dopo l’incendio di un paio di anni fa. Nel prato a lato della strada che porta all’ingresso delle cave di Casorezzo si sono riuniti sindaci e cittadini di Busto Garolfo, Canegrate, Nerviano, Rescaldina e il vice sindaco di Arluno. Anche Susanna Biondi, sindaco di Busto Garolfo e Pierluca Oldani, sindaco di Casorezzo, erano presenti  in prima linea insieme ai cittadini dei loro Comuni per impedire che si possa conferire amianto nella cava.

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Il video

Alla manifestazione erano presenti anche alcuni militanti della Lega Nord  di Casorezzo e Ossona, che però non avevano con sé le bandiere, anche loro pronti, a qualunque prezzo, a salire sulle barricate per difendere il parco del Roccolo, il territorio, l’ambiente e il diritto alla salute.  Da Ossona c’era anche Gilberto Rossi, consigliere comunale di opposizione, che però era lì solo per fare propaganda politica e ha tirato nuovamente in ballo l’Expo. Ho temuto che, dopo aver proposto di mettere expo nei capannoni Bertola, facesse altrettanto con la cava.

Il Comitato Antidiscarica è politicamente trasversale: vi partecipano persone impegnate in politica e persone che non lo sono, riunite nella battaglia contro l’amianto e i rifiuti contaminati in cava. Uno degli striscioni diceva: salviamo il parco, riferendosi al parco del Roccolo. Il parco ha anche un altro problema, che coinvolge questa volta il Comune di Busto Garolfo e quello di Canegrate: il tentativo di un privato, già fermato alcune volte politicamente ma che i tecnici della Regione Lombardia hanno invece autorizzato,  di costruire un enorme impianto per la produzione di uova di gallina con metodi industriali che pone molti problemi di convivenza e di inquinamento.

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La vicenda delle Cave di Casorezzo sembra non finire mai. Il comitato di cittadini di Busto Garolfo e Casorezzo si batte da 14 anni contro i tentativi di riempire le cave di ghiaia con i rifiuti più pericolosi. Casorezzo, Busto Garolfo e una parte di Ossona e del parco del Roccolo si trovano alle pendici estreme del deposito morenico delle prealpi, il che significa che è possibile scavare e estrarre ghiaia di ottima qualità a poca profondità.

Il problema è che ogni volta che si fa una cava estrattiva poi si lascia un buco e i buchi vanno riempiti. Potete immaginare cosa facevano nei tempi in cui nessuno controllava: molti di quei buchi sono stati riempiti di rifiuti di ogni tipo. Poi la gente stessa ha detto basta e ha vinto alcune battaglie ponendo dei paletti. La guerra, però, continua.

 

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 24/08/2024 23:48

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