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Nell’ultimo consiglio comunale di Ossona uno dei punti che più hanno fatto discutere minoranza e maggioranza riguardavano la “scandalosa” domanda dei proprietari di Corte Berra, accettata dalla maggioranza con un gravissimo rischio legale, che potrebbe anche sfociare le danno alle finanze del comune.
Difatti, quando è stata presentata la delibera del Consiglio Comunale, il gruppo di Siamo Ossona, Sergio Garavaglia, Maristella Portaluppi e Maurizio Viganò, dopo aver chiesto che, in caso di approvazione della delibera da parte della maggioranza, questa sia spedita alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, prudentemente, per evitare di esser accusati anche solo di aver collaborato a mantenere il numero legale, sono usciti dall’aula prima che fosse effettuata la votazione. Gilberto Rossi, invece, era un po’ confuso ed era ancora all’interno dell’aula consigliare durante la votazione, anche se in piedi e anche se non ha votato. Si è anche dimenticato di dire che lasciava l’aula.
La pericolosa delibera è stata quindi approvata dalla maggioranza di Incontro, ( Monica Porrati della Lega Nord compresa). Riguarda la richiesta di trasformazione degli oneri di urbanizzazione dovuti dai proprietari di Corte Berra, in via Patrioti, per la ristrutturazione della stessa. Si tratta di 15mila euro che avrebbero dovuto essere incassati dal Comune nel 2010, prima che il costruttore cominciasse il recupero della corte. Sulla delibera portata in consiglio comunale questa clausola è scritta in modo chiarissimo. Nel 2010, quando il sindaco Marino Venegoni era assessore al Bilancio, questi 15mila euro non sono stati incassati perché il proprietario non li ha versati e parrebbe che nessuno glieli abbia chiesti.
La delibera di consiglio comunale decide ora l’accettazione della loro trasformazione da monetizzazione ( cioè in versamento di denaro contante) a opere a scomputo ( cioè per un valore simile ma in opere pubbliche) per un valore maggiorato a 18mila euro.
Il capogruppo Sergio Garavaglia ha chiesto ovviamente le motivazioni per questa trasformazione che facilita enormemente un costruttore che ha già avuto un’inadempienza nei confronti del Comune. La risposta è stata data dall’assessore al Territorio, la signora Monno, di Magenta, che ha detto che la scelta si basa sulla crisi dell’edilizia:
“Mi scusi, ma siccome c’è la crisi dell’edilizia, fate pagare al costruttore 18mila euro di opere invece di 15mila?” ha ribattuto Sergio Garavaglia, prendendo in castagna l’assessore Monno, che non è stata in grado di dare una risposta. “Inoltre”, ha fatto presente ancora Sergio Garavaglia “come è possibile che la richiesta della ditta costruttrice sia stata protocollata in Comune appena qualche ora prima della convocazione del Consiglio comunale e la maggioranza abbia già deciso cosa fare al proposito e di accettare la richiesta? Non è il caso di discutere prima quali opere pubbliche chiedere al costruttore?”
A questo punto è intervenuto il sindaco Marino Venegoni che ha candidamente ammesso in Consiglio Comunale di aver preso accordi in anticipo con il costruttore; prima che questo chiedesse ufficialmente di modificare la convenzione per le opere di urbanizzazione.
Un brivido mi è corso lungo la schiena. Anche se ero fra il pubblico mi è venuta la tentazione di uscire anche io dall’aula, per non sentire quanto detto e doverlo poi scrivere per dovere di cronaca.
Se non è chiaro cosa sia successo, posso darvi ancora qualche elemento per trarre delle conclusioni. Si sa tutti che chi deve pagare gli oneri di urbanizzazione deve farlo in denaro, ma alcune volte l’amministrazione comunale concede di effettuare dei lavori pubblici al posto di effettuare il versamento. Si chiamano opere a scomputo.
Chi fa questi lavori a scomputo risparmia parecchio sugli oneri, usando diecimila modi diversi per non spendere esattamente quanto è il suo debito con il Comune. Per questo motivo, e per non cadere, concedendo questa facilitazione, nel reato di danno finanziario al Comune, si è cercato di quantificare il risparmio medio di un costruttore, quado esegue opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione.
Se si è calcolato che il costruttore mediamente risparmia dal 30 al 50% con le opere a scomputo, gli si chiede di suddividere questo risparmio con il Comune, aumentando le opere per un valore tra il 15% e il 25% della cifra dovuta. La determinazione di quanto chiedere in più si fa in base alle opere che il costruttore chiede di eseguire al posto del pagamento degli oneri di urbanizzazione.
Per determinare il valore delle opere e dei materiali si usano vari tipi di tabelle, consigliate dall’Anci, e si fa, a opera finita, una valutazione chiamata collaudo, in modo da regolamentare nel modo più esatto possibile, e facendo gli interessi della comunità, questo tipo di operazione. Nella delibera approvata dall’amministrazione comunale si è demandata la scelta dei lavori pubblici da effettuare alla giunta comunale. Il resto delle deduzioni e dei calcoli li lascio al lettore.
Articolo aggiornato il 14/04/2022 14:34