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Nel 2017, a Hong Kong si svolgeranno le prime elezioni a suffragio universale dell’ex protettorato inglese che è stato restituito alla Cina nel 2005.
La proverbiale pazienza cinese nei confronti dei nemici, in questo caso la democrazia, sembra non aver avuto effetto e ora si è alla resa dei conti.
La Cina, con l’industrializzazione e il boom economico non si è trasformata nel paese democratico che sognava Margareth Tatcher, e Hong Kong non è tornata più cinese di quanto non lo fosse dieci anni fa.
L’assimilazione fra i due paesi pare non essere avvenuta e il governo di Hong Kong, ispirato da Pechino, ha tentato di mettere forti limitazioni al voto e alle liste che dovranno essere presentate per le elezioni, che comunque si vorrebbero pilotare.
Gli abitanti di Hong Kong però non ci stanno.
Lo scorso venerdì 26 settembre il gruppo pro-democrazia Occupy Central ha lanciato ufficialmente un movimento di disobbedienza civile di massa e da domenica 28 settembre le strade del cuore finanziario di Hong Kong sono state invase da migliaia di manifestanti.
Erano settimane che Occupy Central ( occupiamo il centro) minacciava di dar vita ad una protesta che avrebbe paralizzato il centro finanziario e commerciale della città se la Cina non avesse rispettato le richieste di suffragio universale e di concedere elezioni completamente libere per il 2017.
Gli scontri con la polizia sono iniziati quando, venerdì scorso, centinaia di studenti hanno organizzato due notti di sit in dopo una settimana di boicottaggio delle lezioni.
La polizia li ha caricati usando gas lacrimogeni e spray al peperoncino, ma i giovanissimi studenti, praticamente dei ragazzini, sono riusciti a caricare i video su youtube e a informare il mondo su quanto sta succedendo in queste ore. La gente, accodandosi alle proteste di loro figli, lotta per avere un sistema di elezioni democratico.
Il governo cinese, invece, dà tutto l’appoggio possibile al governo di Hong Kong, si legge in alcune note diffuse alle agenzie di stampa. Fra i protagonisti della protesta c’è un giovane cinese, un 25 enne, che, dopo il lancio dei gas lacrimogeni sulla folla, è rimasto immobile per più di 5 ore davanti al quartier generale del Governo di Hong Kong.
Probabilmente è ancora lì in questo momento, a continuare una protesta personale a favore della democrazia. Un vero e proprio eroe silenzioso e solitario.
Un’altra particolarità della protesta è stata la distribuzione delle maschere di V, come vendetta, diventate in Europa e in America il simbolo della rivolta contro il potere, che erano indossate dai manifestanti durante il sit in e nelle ore seguenti, dopo essere stati attaccati con i gas lacrimogeni e con gli spray al peperoncino.
Articolo aggiornato il 05/03/2016 20:31