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Isis: ecco come lo Stato italiano finanziava il terrorismo islamico senza saperlo

Isis: ecco come lo Stato italiano finanziava il terrorismo islamico senza saperloUna inchiesta del Corriere della Sera ha raccontato come è venuto alla luce un caso di evasione più che miliardaria dell’Iva ai danni dello stato italiano, i cui proventi sarebbero stati utilizzati per finanziare il terrorismo islamico.

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Leggendo quanto scritto pare che per frodare lo stato italiano ci siano messi tutti. Cinesi, nordafricani arabi, pakistani e turchi. Le associazioni a delinquere scoperte dalla procura di Milano sono due: una anglo-pakistana e una franco-israeliana.

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Il sistema usato è complicato da spiegare ma sfruttava il sistema per il credito energetico, una specie di mercato delle quote latte ma applicato al campo delle emissioni inquinanti di Co2 .

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Delle aziende fittizie con sede legale italiana e intestate spesso a cittadini cinesi che facevano ( si spera che l’uso del passato sia realistico) da testa di legno anche in forza del fatto che per un accordo fra stato italiano e stato cinese gli imprenditori cinesi in italia pagano la metà delle tasse degli imprenditori italiani, comperavano nei paesi d’Europa le quote di emissioni di Co2 permesse  per poi rivenderle a quelle aziende che inquinavano più della quota di emissioni loro concesse. Questo sistema si chiama carbon credit. Semplificando, si può dire che ad ogni azienda è concessa una quota di emissioni di Co2. Se non la raggiungono possono vendere la quota eccedente ad altre aziende che invece superano la loro. queste transazioni avvengono su un mercato che dovrebbe essere sotto il controllo degli enti pubblici, precisamente del ministero dell’energia.

Questa aziende condotte da stranieri residenti in italia comperavano le quote eccedenti senza l’ Iva, da cui queste transizioni sono esenti; poi le rivendevano caricandole del 22% di Iva. Al momento di versare i corrispettivi le aziende sparivano senza versare le tasse allo Stato italiano e girando tutti i soldi incassati su conti correnti che si trovavano a Hong Kong a Singapore o in altri paesi che si trovano nella black list dei conti bancari, con i quali poi erano finanziate le attività del terrorismo islamico.

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La procura di Milano è arrivata a scoprire questo giro di evasioni seguendo due piste. Una è la denuncia di una commercialista milanese che aveva alcune di queste aziende fra i suoi clienti e che si è molto spaventata quando è riuscita a comprendere il “giro” che faceva il denaro e l’altra deriva del ritrovamento, in un rifugio dei terroristi islamici non lontano da quello dove fu trovato Osama Bin Laden nel 2011, delle fatture e dei documenti che conducevano ad una azienda con sede in Italia, a Milano, di cui era amministratore un pakistano con passaporto inglese.

Le attività di queste organizzazioni affiliate al terrorismo islamico si sono svolte fra il 209 e il 2012. La procura di Milano ha indagato 38 persone ed è riuscita a sequestrare circa 80 milioni di euro, piccola parte del miliardo circa di euro sottratto allo stato italiano.

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Ricordatelo quando uscite dal bar e trovate un finanziere che vi chiede lo scontrino.

(Fonte: corriere.it,articoli di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella; Fonte foto: screenshot da Osama Bin Laden – The Finish FULL su youtube. Immagine della perquisizione del rifugio di Osama Bin Laden)

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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