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Le ultime notizie diramate, invece, dicono che il ricorso della difesa è basato su qualcosa di molto più pesante, che mette in dubbio il codice di Dna stesso e non solo il modo in cui si è trasferito dal proprietario a Yara. Si basa sul fatto che la traccia di sangue, da cui è stato estratto il DNA dell’aggressore di Yara, era degradato a causa dell’esposizione del corpo della bambina alle interperie per tre mesi. dopo la morte.
Per mettere in dubbio l’appartenenza della traccia biologica, i difensori di Massimo Bossetti hanno fatto riferimento ad una relazione del corpo dei RIS del 2011, con cui la traccia veniva per l’appunto definita “degradata” e al fatto che il corpo dei RIS di Parma hanno definito non possibile, da un punto di vista scientifico, identificare senza possibilità di errore le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara. Come dire che non potranno mai essere certi che il Dna ritrovato sul corpo di Yara Gambirasio sia davvero quello di Massimo Bossetti.
Il garante della privacy intanto si è pronunciato chiedendo lo stop alla divulgazione dei verbali di interrogatorio di Massimo Bossetti, per evitare nuove tensioni alle famiglie coinvolte. Naturalmente è molto difficile, allo stato delle cose, riuscire a capire quanto valore abbiano davvero le prove raccolte e quanto le valuterà il giudice, ma leggendo la notizia nuda e cruda si può supporre che si è passati dal cercare una spiegazione al fatto alla negazione completa dello stesso.
Articolo aggiornato il 23/09/2014 00:38
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ecco hanno creato un mostro e poi magari tante scuse e arrivederci...