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Yara Gambirasio: nasce qualche dubbio sul Dna di Bossetti

Yara Gambirasio: nasce qualche dubbio sul Dna di BossettiQualche giorno fa, tra le notizie che giornalmente trapelano sul caso dell’omicidio della piccola Yara Gambirasio, vi era quella in cui il suo difensore si lamentava del fatto che il giudice del tribunale delle libertà, nel decidere se dare o meno la libertà in attesa di giudizio a Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara, non aveva potuto tenere conto degli elementi a suo favore perchè non indicati nella relazione presentatagli.  In un primo momento era trapelato che la motivazione del ricorso presentato dalla difesa riguardasse le modalità con cui il sangue di Massimo Bossetti  avrebbe potuto trovarsi sul corpo di Yara senza che vi fosse mai stato un contatto fra i due. Massimo Bossetti soffre  di frequenti episodi di epistassi, cioè di sangue dal naso, e in uno di questi episodi il suo sangue poteva aver macchiato l’attrezzo che in seguito è servito per colpire Yara.

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Le ultime notizie diramate, invece, dicono che il ricorso della  difesa è basato su qualcosa di molto più pesante, che mette in dubbio il codice di Dna stesso e non solo il modo in cui si è trasferito dal proprietario a Yara. Si basa sul fatto che la traccia di sangue, da cui è stato estratto il DNA dell’aggressore di Yara, era degradato a causa dell’esposizione del corpo della bambina alle interperie per tre mesi. dopo la morte.

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Per mettere in dubbio l’appartenenza della traccia biologica, i difensori di Massimo Bossetti hanno fatto riferimento ad una relazione del corpo dei RIS del 2011, con cui la traccia veniva per l’appunto definita “degradata” e al fatto che il corpo dei RIS di Parma hanno definito non possibile, da un punto di vista scientifico,  identificare senza possibilità di errore  le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara. Come dire che non potranno mai essere certi che il Dna ritrovato sul corpo di Yara Gambirasio sia davvero quello di Massimo Bossetti.

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Il garante della privacy intanto si è pronunciato chiedendo lo stop alla divulgazione dei verbali di interrogatorio di Massimo Bossetti, per evitare nuove tensioni alle famiglie coinvolte. Naturalmente è molto difficile, allo stato delle cose, riuscire a capire quanto valore abbiano davvero le prove raccolte e quanto le valuterà il giudice, ma leggendo la notizia nuda e cruda si può supporre che si è passati dal cercare una spiegazione al fatto alla negazione completa dello stesso.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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