Invece di litigare sull’art 18 sarebbe meglio pensare al futuro della gente
Le battaglie sull’art 18 fra sindacati, Matteo Renzi e il PD hanno stufato. Invece di pensare a litigare sarebbe meglio pensare alla gente e alle famiglie che stanno vivendo un momento incredibilmente difficile. Sarebbe meglio anche eliminare la legge Fornero che ha creato gli esodati, e cambiare il sistema di tassazione passando dalla miriade di balzelli e imposte di oggi al sistema della flat tax, una tassa ad aliquota unica che abbasserebbe immediatamente la pressione fiscale al 23%, liberando così molti capitali che sarebbero investiti e che permetterebbero all’economia di ripartire.
Questo è il contenuto del commento che Massimiliano Fedriga, presidente del gruppo della Lega Nord alla Camera dei deputati, ha mandato ai giornali, per sottolineare come sia irritante vedere un governo che si perde nelle questioni di rapporti interni al partito di appartenenza e all’art 18, invece di pensare al fatto che sta governando un paese alla rovina.
Bersaglio della lamentela dei leghisti è, oltre alla lite intorno all’art. 18, anche la tanto ventilata ennesima riforma dei centri dell’impiego, gli ex uffici di collocamento che oggi non riescono più a dare risposte a chi cerca un posto di lavoro.
“Renzi non investe un euro sul lavoro, la modifica contrattualistica o i centri per l’impiego non creano un solo posto di lavoro. È incredibile che all’interno del Pd inizi una battaglia campale sull’articolo 18 e non una discussione seria sul reperimento di risorse per il lavoro.”
ha scritto Massimiliano Fedriga a proposito del problema della disoccupazione e poi ha chiarito quali sono le proposte della Lega nord.
“Abolire la riforma Fornero che ha bloccato il ricambio generazionale portando a quel drammatico 43% di disoccupazione giovanile e revisionare il fisco applicando un’unica aliquota, la cosiddetta flat tax che agevolerebbe nuovi investimenti nel nostro paese”.
Dall’altra parte Matteo Renzi, la CgIl con Susanna Camusso e gli iscritti al Pd non sembrano nemmeno lontanamente intenzionati a cedere le armi e continuano in un rilancio di accuse intervallate a tentativi di mediazione, confronto e di ricerca del dialogo che non si sa quanto sian sinceri. La battaglia è condotta tramite comunicati stampa e fra un tentativo di dialogo e l’altro la Camusso mette in chiaro che se il governo non recede dalle sue posizioni la Cgil continuerà con la mobilitazione. Durissima l’accusa di Silvana Camusso al premier:
“Noi eravamo nei luoghi di lavoro a fare contrattazione, nelle piazze a contestare leggi che la politica ha fatto per determinare la precarietà. Molti dovrebbero domandarsi che cosa hanno votato nel corso di questi anni e se non abbiano la responsabilità di un mercato del lavoro così duale.”
Matteo Renzi invece preferisce rivolgersi direttamente ai tesserati del Pd cui ha mandato una lettera con le sue rimostranze ne confronti della vecchia guardia del partito che, secondo lui, prede l’occasione dell’ art 18 per avere uno scontro ideologico che riporterebbe il PD al 25%..
Eppure l’unica cosa certa di questo scontro e che alla gente, ai disoccupati e ai tanti poveri, importa poco dell’ art 18 e tanto meno importa dei numeri del consenso elettorale al Partito democratico.
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