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La sera del 5 agosto in casa Giacobbe a Magenta (Mi) si è tenuta una riunione organizzata dall’ amministrazione comunale per dare informazioni alla cittadinanza in merito.
Alla riunione erano presenti, fra gli altri, il Sindaco Marco Invernizzi e un medico della Asl, che hanno spiegato alcuni fatti alla trentina di persone presenti alla serata. Fra i più agguerriti nel pubblico c’erano alcuni frequentatori del gruppo Facebook Magenta nel degrado, che si sono spesso sentiti tirati in ballo dall’ amministrazione comunale per quanto scritto in merito alla gestione dell’ospitalità data ai clandestini.
Se non ci fosse stata la presenza del gruppo eterogeneo dei frequentatori di Magenta nel degrado, una decina di persone circa, si potrebbe catalogare la riunione come interna alla maggioranza dell’amministrazione di Magenta per dare una spiegazione ai propri specifici sostenitori.
A parte alcune spiegazioni tecniche che hanno lasciato il tempo che trovavano, e che riguardavano i metodi che il bacillo della tubercolosi ha scelto per diffondersi, la riunione sembrava avere come tema il cosiddetto “allarmismo Facebook”.
Da come è stato trattato l’argomento e da alcune parole riferite anche nel “dopo riunione”, pare che la cosa che ha più infastidito l’amministrazione non sia il fatto che la prefettura di Milano abbia mandato dei clandestini a Magenta senza prima fare degli accurati controlli sanitari, e nemmeno che questa sensibilità sia mancata anche alla Curia di Milano, alla Caritas e all’ Associazione Incontri che gestisce il progetto.
Fra l’altro, ricordiamo che la settimana scorsa Fabrizio Cecchetti, il vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia, proprio in merito alla cattiva gestione del caso di Magenta, aveva rifiutato con decisione di incontrare l’Associazione.
Pare che ciò che abbia dato davvero fastidio a Marco Invernizzi sia stato l’intervento della sezione della Lega nord di Magenta che ha avvertito Matteo Salvini, che a sua volta ha scritto un post su Facebook, secondo il suo stile comunicativo, in cui dava la notizia. Il post di Matteo Salvini ha poi avuto migliaia di condivisioni, diventando virale.
Il sindaco Invernizzi se la è presa anche con Simone Gelli, consigliere capogruppo della Lega Nord, senza però farne il nome, dicendo in sintesi di essere stupito che chi ha fatto l’assessore si sia lasciato andare all’allarmismo su Facebook.
Insomma, alla fine, la tubercolosi è colpa di Facebook e dell’allarmismo, non della incuria per la salute pubblica avuta dalle istituzioni e dalle associazioni che sono loro legate.
Non so perché, ma mi è venuto in mente don Ferrante, l’intellettuale milanese descritto da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, che non credeva all’ esistenza del contagio e sosteneva che la gente di ammalava perché disturbata dalle congiunzioni degli astri celesti. Così don Ferrante non prese precauzioni, si ammalò e morì di peste.
Oggi, invece, la colpa è di Facebook.
Articolo aggiornato il 23/06/2019 15:09