Falò di sant’ Antonio: all’oratorio quello vero. Alla Morus Nigra la rimembranza
Ossona – Venerdì 17 gennaio alle 21 in oratorio si accenderà il falò di Sant’Antonio che è già in via di preparazione e ha già raggiunto la sua bella altezza, ma promette di diventare molto più alto.
Il programma della giornata sarà molto denso: alle 10 si inizierà con la Messa per gli agricoltori e la tradizionale offerta dei prodotti della terra, quindi si proseguirà con la benedizione dei mezzi agricoli davanti al Sagrato della chiesa di San Cristoforo, che prende il posto della benedizione dei cavalli e dei buoi di una volta. Alle 12 il pranzo presso il Centro Sociale Anziani “Ossonainsieme” alle 15 la distribuzione di salamini e buon vino e Poi alle 21 si inizia con il rito più pagano: il falò.
Quest’anno in piazza Litta, la proloco Morus Nigra organizzerà solo una rievocazione del falò e delle antiche storie contadine mentre il falò vero e proprio si terrà in oratorio, sempre alle 21.
Le tradizioni sono la cosa più bella di una comunità, persino quando la tradizione è quella di una lite, se questa si mantiene sulla bonarietà e sull’ironia.
Ad Ossona si dice che o facciamo le cose doppie e non le facciamo affatto e la lieve ma continua contrapposizione fra il campanile della Chiesa di San Cristoforo e la torre civica di piazza Litta ci aveva portato a fare ogni anno almeno due falò: quello dell’oratorio e quello “vicino” all’amministrazione comunale che è quello organizzato dalla proloco Morus Nigra. Il punto focale di questa contrapposizione era l’altezza della pira e delle fiamme. E’ una gara in cui non si vinceva nulla ma era anche una piccola soddisfazione di cui parlare con leggerezza. Dire “Il mio falò è più alto del tuo” è sempre stato un modo di contrapporsi che ricorda più l’amore, il punzecchiarsi fra innamorati, che la lite.
Negli anni scorsi c’era qualche scherzo più feroce, e qualcuno aveva dato fuoco in anticipo al falò dell’avversario, e 10 anni fa vi fu anche chi mise un una fascia tricolore in cima ad uno dei falò. Non fu nessuno che apparteneva ufficialmente alla Lega nord, ma il paese apprezzò moto il gesto di leghismo intrinseco che il gesto portava con sè e di quel tricolore andato a fuoco si parlò per anni con molto divertimento. (si ringrazia la parrocchia di San Cristoforo di Ossona e i ragazzi dell’oratorio per la gentile concessione della fotografia del falò)
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Non è una questione di prete. Ossona è sempre stata così. E’ una sua caratteristica. Quando c’era don Gaetano socialisti e parrocchia litigavano sulle scuole medie, e poi sull’asilo Bosi. Quando non ci sono più stati i socialisti e ha vinto la democrazia cristiana con il Sergio Garavaglia, anche se lui era espressione della Parrocchia, hanno cominciato a litigare per l’asilo Bosi e per la cooperativa.
Quando in Comune è andato Luigi dell’Acqua che è un ex seminarista, delle acli (associazione cristiana lavoratori italiani), e vicinissimo alla Chiesa e alla Parrocchia, hanno cominciato a litigare di nuovo su tutto.
Non c’è verso. E’ la duplice faccia di Ossona, la sua caratteristica. E tutto ciò che così connaturato può diventare un pregio se gli si dà il giusto valore.
Ad Ossona, come succedeva a Brescello ( don Camillo e Peppone) vi è una dualità. Ci sono due autorità intorno alle quali la gente si raccoglie. Una è quella della Chiesa e l’altra quella della torre civica. Sono i due fulcri del potere: civico e spirituale.
Non è un male, se ognuno dei due sa mantenere la sua funzione e non tenta di sostituirsi alla funzione dell’altro.
Certo se ci fosse una coordinazione maggiore nelle iniziative culturali specifiche, come quella del falò, ma anche in altri casi, sarebbe meglio, ma è una cosa che si può migliorare.
Quello di cui ha bisogno il Comune è una buona amministrazione, persone non solo preparate dal punto di vista amministrativo pubblico, ma anche in grado di leggere i momenti politici (che sappiano cosa succede e cosa sta per succedere), di prendere decisioni politiche coraggiose, di far funzionare in modo equo il sistema e anche asfaltare le strade e curare i beni pubblici, che includono anche le iniziative e la promozione della cultura popolare.
Prenderci così come siamo? bella consolazione!
Io penso che dovrebbe essere il Comune, per primo, a tendere la mano alla Parrocchia e di farla finita con questa “guerra” verso tutto quello che gli gira intorno.
La fede dovrebbe misurarsi per quello che uno sente e basta,vederli schierati contro la parrocchia solo perchè non va a genio il prete è proprio una cosa ridicola e paesana che va avanti da anni.
(Detto da uno come me che in chiesa ci va una volta ogni tanto ed in oratorio mai).
Dobbiamo prenderci come siamo. Anche io preferirei un solo evento per tutti, oppure tanti eventi ma collegati in modo che si possa partecipare a tutti, ma se Ossona è così è così.
Meglio prenderla come una caratteristica e impegnarsi per tenere i doppioni nell’ordine del bonario e dello scherzoso…
Però mi spiace di non poter fare il confronto fra le altezze del falò, quest’anno. Gli altri anni era un continuo passare da un falò all’altro per controllare altezza delle fiamme e mi divertivo un sacco a sentire i commenti ( mentre mangiavo)
Siamo un paese ridicolo,ancora con questa “guerra” tra eventi organizzati dalla parrocchia o dal comune. Già il paese è penoso,al posto che darsi una mano si vanno contro…assurdo.