A Zibido San Giacomo il party esclusivo dell’anno: 50 candeline per il Dottor Gigi Iocca nella location più innovativa!
È tutto pronto per l’evento più esclusivo di fine anno! Domani, 24 novembre, la palestra FitActive di Zibido San Giacomo
La cronaca calcistica sarà strana. Sarà strana soprattutto perché la faccio io che non capisco nulla di calcio, ma proprio nulla, e tanto meno conosco i gironi della coppa italia, e quindi non potrò soddisfarvi con la descrizione dettagliata delle azioni. In realtà, non posso darvi neppure i risultati perché non ho capito chi ha vinto.
Vi racconterò, invece, di un paio di cose importanti che sono successe durante la partita. Innanzi tutto mando un ringraziamento all’allenatore di una delle due squadre che ha reso emozionanti i momenti in cui i suoi giocatori avevano la palla e lui gridava ” non fare fallo, non fare fallo” .
Non è una cosa da poco, in questi giorni in cui arrivano notizie di tifo violento, sentire qualcuno che grida: ” non fare fallo”.
Questo allenatore era lontano da me, ma la voce possente e precisa che dava istruzione al giocatore arrivava bella chiara e autoritaria anche alle mie orecchie. E difatti i giocatori sono stati bravi e non hanno fatto falli ( forse qualcuno, ma per sbaglio).
Persino io ho capito quanto è stato difficile, per quel giocatore, concentrarsi sulla palla che aveva fra i piedi, così vicina alla riga laterale che determina l’area di gioco. Era pressato dalle gambe di due avversari che stavano alle sue spalle e i cui piedi, tutti e quattro, tentavano di portargli via il suo trofeo. Non poteva girarsi ed era voltato verso la rete del campo, per cui potevo vedere il suo viso teso e concentrato. Le sue braccia che si sono strette al corpo nel momento in cui la voce dell’allenatore ha gridato: ” non fare fallo”. Si muovevano solo i piedi.
Giuro che se mi fossi trovata in quella situazione lì, mi sarei girata, avrei tirato un calcione alla palla ( che andasse dove le pareva) e insieme avrei anche tirato un pugno ciascuno sui nasi di quei due. Io, il fallo cattivo, lo avrei fatto d’istinto.
Invece quel giocatore, un ragazzino sui vent’anni, teso come una corda di violino, ha giocato con i suoi piedi, ha dato un paio di calcetti e la palla è tornata docile verso il campo, passando sotto il naso dei due avvoltoi che gli stavano alle spalle. Senza fare fallo.
Devo ammetterlo: non amo il calcio, non lo capisco, ma è uno gioco che sa dare emozioni, se lo guardi da vicino. Stupisce per come è facile prendere parte per una delle due squadre in campo, persino se non si sa quale sia una e quale sia l’altra.
Mi ha stupito parecchio anche che la palla non sia mai esplosa, durante la partita. I calci che gli davano durante le azioni erano di una tale forza che a bordo campo si sentiva il rumore dell’impatto come se fossero delle piccole esplosioni, come potete sentire nei filmati. Al terzo botto, in cui la palla è partita in aria come se gli avessero acceso sotto una miccia, ho pensato a Gianni Brera e mi sono chiesta come faceva a definire il calcio uno sport in cui si accarezzava la palla. Aveva proprio una gran bella fantasia. Altro che carezze! Quella palla mi ha fatto davvero pena. Ha preso tante di quelle botte, poverina!
E adesso, se volete una vera cronaca sportiva , qualcuno che conosce il calcio dovrà prendersi la briga di scrivela. So che è una minaccia, ma la prossima partita che andrò a vedere, per raccontarla su cronacaossona, sarà una di quelle della prima squadra dell’A. C. Ossona, a meno che, appunto, qualcuno non si offra di farlo al mio posto.
A proposito, ma l’Ossona gioca in coppa italia?
Articolo aggiornato il 23/06/2019 15:09